“Kein Fussball den Faschisten”.
Questa è la scritta a caratteri cubitali che trovate su una
delle due tribune, quando entrate all'interno del Millerntor, lo stadio
del Sankt Pauli. Per un momento provate a cancellare dalla vostra mente
recinzioni, reti divisorie, tornelli, tessere del tifoso, presidenti
affaristi ed ululati razzisti e provate ad immaginare che i tifosi siano
una parte fondamentale attiva di un club e che tra la squadra e il
quartiere ci sia un legame talmente forte da diventare veramente un bene
comune della comunità.
Questo è quello che si percepisce a pelle, appena siamo scesi
dai pulmini, mentre con ancora i bagagli in mano entravamo nello spiazzo
sotto lo stadio, il luogo dove c'erano le tende del campeggio
dell'Antira Tournament.
Per tutta la tre giorni si è respirata un'atmosfera, che, lì
tra i gradoni pieni di adesivi e i murales antirazzisti e antiomofobi,
il calcio sia veramente dei tifosi. Inoltre l'impeccabile organizzazione
teutonica metteva in evidenza come le varie anime della tifoseria del
Sankt Pauli fossero protagoniste attive non solo nello svolgimento del
torneo, ma anche dei progetti sociali, che ad esempio il Fanladen
sviluppa attraverso il calcio (uno su tutti, la scuola calcio per i
bambini che non possono permettersi le rette delle altre scuole calcio),
e delle lotte politiche che attraversano la città di Amburgo, a partire
dalla lotta con i rifugiati “Lampedusa in Hamburg” per richiedere
maggiore accoglienza e dignità fino ad arrivare alle lotte contro la
gentrificazione e il diritto alla città portate avanti dal centro
sociale Rote Flora.
Mentre nel calcio italiano si tende a sottolineare come calcio e
politica siano cose separate, qui invece il legame è forte e
praticamente lo stadio diventa quindi una “piazza” del quartiere, dove
portare determinate lotte attraverso l'esposizione di striscioni oppure
portando allo stadio i rifugiati, perchè parlando allo stadio intero è
come se si parlasse al quartiere. Infatti se si cammina per le vie di
Sankt Pauli, tra le occupazioni di case lungo l'Elba, Paulinen Platz e
il Jolly Roger (lo storico pub, dove l'arredamento è composto dalle
sciarpe e dagli adesivi di tifoserie di tutta Europa attaccati ovunque),
il teschio simbolo della squadra lo trovi dapertutto e perfino i
“kebabbari” hanno magliette e sciarpe bianco-marroni alle pareti.
L'Antira Tournament riflette tutto ciò. A partire dal
programma, dove giustamente gli organizzatori hanno voluto dare
centralità ai workshop e alle battaglie politiche della città di
Amburgo. Infatti il torneo, iniziato venerdì, è stato sospeso il sabato
proprio per dare spazio alla discussione.
I workshop erano sulla presenza nazista nelle curve, sui
rifugiati e poi nel pomeriggio si è tenuta l'amichevole tra i rifugiati
di Lampedusa e Antira All Stars team. Inoltre per tutta la tre giorni
all'interno della curva sud e la tribuna è stata organizzata
un'esposizione di street-art con vari artisti internazionali a cura
dell'organizzazione “Viva con Agua” che sostiene vari progetti di
potabilizzazione dell'acqua in giro per il mondo.
In mezzo a tutto ciò, c'è stato anche il torneo di calcio, che
si giocava dentro lo stadio sul terreno di gioco dove gioca
settimanalmente il Sankt Pauli ed era diviso tra torneo maschile e
femminile. Lo schema era quello classico dei tornei non-competitivi con
dei gironi e poi le fasi finali. Tutte le squadre erano composte da due
realtà e quindi noi di Sportallarovescia abbiamo giocato assieme a un
gruppo di tifosi del Werder Brema e siamo arrivati quinti. Come nella
tradizione dell'Antira Tournament ogni squadra porta un premio e noi
abbiamo vinto una cassa di preziose bottiglie di birra. Il modo migliore
per brindare tutti assieme prima di rimettersi in viaggio verso
l'Italia.
Nessun commento:
Posta un commento